Pubblicato inizialmente nel 1761 e successivamente ristampato in numerose edizioni (quella qui riprodotta è la settima, del 1769) “Every Man His Own Broker” è stato un diffuso testo descrittivo dell’operatività del mercato finanziario inglese nella seconda metà del diciottesimo secolo.

Thomas Mortimer (1730-1810), diplomatico ed economista, ritenne di scrivere questa guida a seguito della propria diretta esperienza di investitore, nella quale dichiarò di aver perso una  “genteel fortune”.

Il libro riferisce dell’attività nella Exchange-Alley, il vicolo nel cuore della city londinese che congiunge Cornhill e Lombard Street e nel quale, prevalentemente presso due coffe house, Jonathan’s e Garraway's, si svolgevano le riunioni di chiunque volesse scambiare titoli.

In particolare operavano brokers, meri intermediari, e jobbers, che invece agivano quali controparti delle singole negoziazioni. Esse riguardavano prevalentemente fondi pubblici, in quanto, dopo l’adozione del Bubble Act nel 1720, per oltre un secolo, la creazione di società per azioni resterà sottoposta all’autorizzazione di un royal charter.

Il giudizio di Mortimer nei confronti degli intermediari è fortemente critico e da qui, il suggerimento di operare in proprio: “The original design of employing brokers must certainly have been for the convenience of the ladies, for whose service these gentlemen are always ready”.

In libro è ricco di una divertente terminologia gergale: per la prima volta, vengono utilizzati i termini bull e bear per indicare investitori con differenti aspettative. Gli intermediari insolventi sono bollati come lame duck.

Tra diverse traversie gli scambi nella Exchange-Alley proseguiranno fino al 1801, anno di fondazione del London Stock Exchange. (MMF)